Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Ligocka Roma
Titolo: La bambina col cappotto rosso
Editore: Mondadori
La prima parte di questo libro autobiografico rientra nel genere memorialistico dei sopravvissuti alla shoah, e, pur essendo coinvolgente e ben scritto, ci descrive la vita di una bambina nel ghetto di Cracovia durante gli anni della invasione nazista senza grandi novità. Sorprendente invece la parte della protagonista divenuta adulta, delle sue peregrinazioni prima nella Polonia stalinista, poi nella Germania del dopoguerra, il suo difficilissimo reinserimento in una vita normale, malgrado amori, un figlio, una carriera notevole di scenografa, costumista, scrittrice: le ferite dell'infanzia non accennano a cicatrizzarsi, la dipendenza dagli psicofarmaci diventa l'unico modo per sopravvivere, drammatico modo che la sta conducendo verso il baratro. Sarà la Prima del film di Spielberg, il celebre Schindler's list, alla cui proiezione in un cinema di Cracovia è stata invitata come sopravvissuta a quei tragici eventi, a sbloccare una situazione psicologica ormai insopportabile: Roma si riconosce in quella bambina dal cappotto rosso, l'unica macchia di colore che il regista aveva voluto in mezzo al bianco e nero usato per descrivere l'orrore del ghetto. Il pianto disperato, la ricerca di quella bambina che lei era stata, forse saranno per la protagonista l'inizio di una nuova vita interiore.

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